giovedì 9 aprile 2015

Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà di Ken Loach (2014)


Il vecchio Ken, pur confessandosi stanco, colpisce ancora.
Quando si spengono le immagini, trattengo un applauso solitario (e penso con rammarico al fatto che non si usi applaudire al cinema, se non ai festival, alla presenza dell’autore e con l’occhio al cronometro).
Ma la commozione è concreta e non si lascia inibire dalla mia consapevolezza di essere “obsoleto” nel permettere al cuore di scaldarsi per antichi valori smarriti, fedi laiche e lotte per l’idea. E per un momento vedo incrinarsi il refrattario scudo di cinismo che per autodifesa ho frapposto fra me e l’apprensione per le umane sorti e progressive.
E nemmeno m‘infastidisce più di tanto la passionale partigianeria del vecchio regista che insiste, didascalico e fervoroso, nel dividere il mondo in buoni e cattivi con un manicheismo ed uno schematismo moralista che – nella concretezza delle scelte personali – disconosco quasi istintivamente, forse per una propensione caratteriale verso l’irenismo etico e politico.
[Ma ogni tanto – accidenti – fa bene sospendere il giudizio ipercritico e abbandonarsi un po’ al bisogno sentirsi dalla parte giusta!].
M'indispone invece più che mai il pubblico che armeggia coi cappotti o si affretta verso l’uscita mentre ancora scorrono i titoli di coda: un pubblico diseducato e irrispettoso verso gli autori e verso gli spettatori attenti.
Resto seduto e aspetto in silenzio che le emozioni si sedimentino, convinto che i lunghi elenchi di chi ha contribuito alla realizzazione del film servano anche a questo, inserendosi come camera di decompressione fra l’esperienza onirica del film e la realtà che fuori ci attende.

Ken Loach ci reimmerge nella storia dell’Irlanda degli anni Trenta, e lo fa proponendo la storia – minima e vera – del comunista Jimmy Gralton (un militante doc, un resistente generoso e appassionato) che, tornato dall’esilio, nel caos che segue la dilaniante guerra civile irlandese, persevera nella sua piccola rivoluzione riaprendo una specie di Centro Sociale in cui – per la semplice gente del suo paese/microcosmo – è possibile scrollarsi da dosso il rischio dell’inedia culturale e dell’isolamento esistenziale per stare insieme e svolgere in autogestione una qualche forma di attività culturale, come imparare il disegno, leggere poesie, discutere di politica, tirare di boxe, suonare e ballare.
La Pearse-Connolly Hall raduna un folto gruppo di persone (giovani vogliosi di emancipazione, progressisti allo sbando, ex-indipendentisti, proletari senza partito, contadini e casalinghe, vecchi e bambini), tutte attratte dalla voglia “sovversiva” di esserci. Ma la comunità che si forma diventa inevitabilmente il contraltare all’unica altra istituzione educativa e aggregante che è la chiesa cattolica: lo spettro del “nuovo che avanza” solleva l’ostilità del vecchio parroco oscurantista (e inquisitore arrogante), mette in allarme i latifondisti, fa prudere le mani ai simil-fascisti, attira l’attenzione della polizia. L’alleanza dei conservatori sa che chi pensa autonomamente e tenta di aggregarsi diventa l'abbozzo dell’individualità che è il principio della disgregazione di ogni integralismo.

La “storia d’amore e libertà” sarà repressa ma non ne sarà soffocato il seme. Jimmy dovrà tornarsene in America, ma i ragazzi e le ragazze che l’hanno amato hanno da lui assorbito energie sufficienti e troveranno altre strade per emanciparsi.
   
I fluidi movimenti di macchina, la scelta delle inquadrature, il montaggio, la successione delle sequenze appaiono impercepibili (cosa che riesce solo in presenza di una regia magistrale).
Straordinaria è la fotografia, grazie alla quale il paesaggio è reso con un’efficacia che rivela l’immenso amore di Loach per la verde Irlanda, quella limpida dei ricordi, che non patisce alterazioni (ma solo, semmai, trasfigurazioni); e gli interni hanno il tepore e la soffusa luminosità dei più privati rimpianti.
Le musiche (spensierato supporto alla onnipresente danza) spaziano dal folklore celtico irlandese al jazz, metafore dell’amor patrio e della libertà.
I volti e gli sguardi raccontano l’anima e rivelano l'affetto di Loach per i suoi personaggi.
Leggero e struggente nello stesso tempo appare il racconto della passione incompiuta (metafora politica) fra Jimmy e Oonagh (Barry Ward e Simone Kirby), fatto di gesti trattenuti e di sguardi muti carichi di tensione erotica.






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