lunedì 12 novembre 2012

Bella addormentata, di Marco Bellocchio (2012)


Il film prende spunto dall’intensa emozione suscitata dal “caso Englaro” che ha visto la Chiesa ed il partito di Berlusconi contrapporsi alla decisione del padre di Eluana, una donna in coma irreversibile da17 anni, di interromperne l’alimentazione artificiale considerata inutile accanimento terapeutico.

Attorno alla vicenda - che ha visto la mobilitazione di tutto il mondo politico, di buona parte di quello scientifico e dell’intera opinione pubblica - si snodano altre storie: quella di Uliano Beffardi (Toni Servillo) un senatore del PdL convocato a Roma per votare un decreto d’urgenza che impedisca l’eutanasia e combattuto fra la coscienza e gli obblighi dell’appartenenza politica; quella di sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), cattolica attivista di un Movimento per la Vita che si innamora di Roberto (Michele Riondino) schierato sul fronte opposto dei laici; quella di un medico, il dottor Pallido (Pier Giorgio Bellocchio), che si prodiga per salvare una tossica con tendenze suicide (Maya Sansa“la Rossa”); e quella infine di una ex-attrice, la Divina Madre (Isabelle Huppert) che si è ritirata dalle scene e dalla vita per assistere una figlia in coma e, raggelata dai sensi di colpa e devastata dalla impotenza, passa i giorni nell’attesa isterica di un miracolo impossibile.

Le storie non sono tutte ugualmente credibili e convincenti, ma hanno il pregio di restituirci un Bellocchio diverso, più civile,quasi dubbioso, quasi (incredibilmente) neutrale, sicuramente meno ideologico, meno militante, meno engagé del Bellocchio che conosciamo.
Il regista di Bobbio infatti, trattando l’argomento emotivamente forte del testamento biologico, apre le porte a posizioni diverse, chiudendole invece alle opposte demagogie ed alla ottusa intransigenza; e ci offre una lezione di stile e di tolleranza, di onestà e di rispetto, che presta attenzione ai “punti di vista” e si discosta dalle impuntature fanatiche di chi, di fronte al delicatissimo problema dell’accanimento terapeutico e del fine vita, alza barricate, lancia scomuniche, pone divieti, impone etiche, promuove crociate. (Per la cronaca, si sta parlando di Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Maurizio Sacconi, …).
La nota causticità di Bellocchio emerge irrefrenabile solo in poche sequenze, quando viene tratteggiata l’ipocrisia dei politici che strumentalizzano il caso, ed il più amaro ed aspro sarcasmo esplode negli inserti giornalistici (autentici) che riportano le pubbliche prese di posizione di Berlusconi  (che  sosteneva che la povera Eluana avrebbe potuto "in ipotesi anche generare un figlio"),oscenamente stonate nel sommesso sfondo costituito dalla privata sofferenza di chi in prima persona, silenziosamente, attraversava il dramma di decidere di por fine alla assurda impietosa non-vita di una figlia.

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