lunedì 7 giugno 2010

Draquila, L'Italia che trema di Sabina Guzzanti (2010)

Il terremoti che hanno colpito L’Aquila nel passato hanno visto all’opera i professionisti della fede mobilitatisi per ammonire e redimere i peccatori, consolare gli afflitti, vestire gli ignudi, dar da bere agli assetati e seppellire i morti. I predicatori medioevali del 1303 e del 1349, così come la moltitudine di preti e suore inviati da papa Clemente XI nel 1703, portarono alla popolazione decimata la carità solidale, trasmisero parole di speranza e contribuirono non solo alla rinascita della città ma anche al rinnovamento della fede, testimoniato dalla presenza di chiese e santuari, conventi e cappelle e dal documentato diffondersi di culti, dall’intensificarsi di novene e processioni, dal rifiorente commercio di reliquie.
Il terremoto del 2009 ha visto le innumerevoli apparizioni (in loco e in video) dell’unto del Signore, Santo Fondatore del Partito dell’Amore, l’Omino di Burro, seguito a ruota da un codazzo di parassiti del sottobosco politico, da un corteo di corruttori a braccetto coi corrotti, da processioni di strateghi del decreto urgente e della normativa straordinaria (“poteri speciali ad un uomo speciale”), da squadre di professionisti dell’appalto e del subappalto con il seguito di ballerine e nani, pervertitori e pervertiti, geometri indecenti e consolidatori del consenso, liberi imprenditori e incensatori.
Quello che per la popolazione aquilana è stata una tragica sciagura, si è rivelato un felice quanto inatteso colpo di fortuna per questa orda di vampiri (Draquila = Dracula + Aquila) composta da politici in declino e da speculatori mai sazi.
Sabina Guzzanti, la comica, gira un film dell’orrore. Con la sua traballante cinepresa, i montaggi approssimativi, le immagini sfuocate e disomogenee, le passeggiate notturne fra le macerie, le manovre da giornalista d’assalto, … contrappone i fatti alle parole; racconta la tragedia di una splendida e sfortunata città che ha subito un terremoto e si è vista “castigare” dai quelli che le hanno promesso la rinascita. Lo fa con passione, con impietosita partecipazione. Facendo parlare i fatti e defilandosi con pudore, visto che l’impudicizia delle cose che racconta basta e avanza.
Lo sconforto è grande, se si pensa che quelli che ballano sulle macerie de L’Aquila sono gli stessi che da qualche anno danzano sull’Italia in rovina. Lo sconforto è grande nel vedere che a resistere a questa orda indecente resta solo il dignitosissimo sdentato professor Colapietro, eremita in una città fantasma, fra cumuli di detriti e muri puntellati, solo con i suoi gatti e i suoi libri.

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