giovedì 14 gennaio 2010

1960-1963: MICROCOSMI (2) - Evasioni

La vita era scandita da ritmi rigorosi ed io ero, con tutti, incanalato in attività rigidamente programmate e monotone. Eppure in questa condizione di sistematica coercizione avevo individuato preziosissime occasioni di evasione. Le lezioni scolastiche più interessanti assorbivano l’attenzione e alimentavano la voglia di conoscere, quelle meno attraenti favorivano le fughe più diverse, quelle che tutti gli studenti annoiati conoscono (decifrare le crepe di un muro, studiare una fila di formiche, guardare le nuvole, ...). Ma dopo aver svolto i compiti e studiato l’indispensabile, dedicavo tutto il mio tempo alla lettura e alla scrittura.
Per la lettura avevo a disposizione i numerosissimi libri di narrativa e saggistica della biblioteca: era mia tutta la letteratura italiana e i classici di tutte le letterature fino alla fine dell’ottocento.
È inimmaginabile quanto possa essere gustosa, per chi ha fame, la vita che pulsa nelle tragedie di Alfieri o nelle novelle di Maupassant; e quanto possa essere liberatoria l’evasione che offre il Decamerone, l’inquietudine che suscita Mattia Pascal, la trepidazione che accende Lucia Mondella, l’avventura vicaria che offrono Virgilio, Cervantes, Ariosto, Dumas.

In biblioteca scoprii autori che non rientravano in nessun programma scolastico: Shakespeare, Comte e Hugo, Feuerbach e Nietzsche, Gogol, Puškin e - soprattutto - Dostoevskij: quest’ultimo fu una folgorazione.
Mi immersi nella lettura di Umiliati e offesi, Memorie del sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota, I demoni, L’adolescente, I fratelli Karamazov. Rubavo il tempo allo studio e al sonno. Non sentivo le campanelle, non percepivo i rumori, i movimenti, la luce, il caldo o il freddo. Levavo gli occhi dalle pagine e non riconoscevo i luoghi, perdevo la cognizione del tempo, smarrivo la consapevolezza della realtà. Scosso dal candore potente di Miškin, dalla contorta idealità di Raskolnikov, dalla fragilità di Arkadij o dagli angosciosi contrasti fra i quattro figli di Fëdor Karamazov. La mente era arata dalla tragedia, sconvolta dal parossismo, scompigliata dal groviglio di sentimenti, occupata da amori irrefrenabili e da odi potenti, conquistata da desideri distruttivi, invasa da angosce intense, devastata da sogni convulsi e da fantasie sublimi.
Nel Periodo Russo attraversavo le giornate come uno zombie, vegetavo senza partecipazione, mi spostavo seguendo la corrente, attento a non rompere l’incantesimo della vita vera che era quella che bolliva nella mente, desideroso solo di tornare a reimmergermi nella lettura. Nel riprendere in mano il libro, la scena abbandonata si rianimava, i personaggi nei quali mi identificavo - che avevo lasciato congelati in un gesto potevano continuare l’azione, quelli che avevo perduto nel mezzo di una frase potevano riprendere il discorso.
Le sfiancanti descrizioni ottocentesche, le presentazioni minuziose dei personaggi, i dialoghi vacui - oggi insopportabili per chi è abituato a vivere in modi convulsi la giornata e i rapporti - servivano da acclimatazione: riga dopo riga respiravo l’aria di Mosca, percepivo il clima, sentivo gli odori di cipria o di stalla, coglievo gli incerti sentimenti, gli umori inespressi, avvertivo le diffidenze e la insincerità.
Poi, seguendo un esile bandolo, mi ritrovavo inzuppato in un mondo tangibile, infradiciato di concrete relazioni, immerso in un groviglio di sensazioni, sprofondato e rapito da un’ineludibile fantasmatica realtà, disorientato, quasi allucinato.

Fuori, nel mondo reale, Coppi moriva di malaria, Fellini girava La dolce vita, gli stati africani - uno dopo l’altro - proclamavano la loro indipendenza, Hemingway si suicidava con un colpo di fucile, le due Germanie si dividevano e cominciava la costruzione del muro di Berlino, nasceva il secondo canale Rai, cominciava la guerra nel Vietnam, usciva il primo singolo dei Beatles, iniziava il Concilio Vaticano II, Martin Luther King teneva il suo famoso discorso (“I have a dream”), a Longarone morivano quasi 2000 persone travolte dalla frana che fa tracimare una diga, Kennedy veniva assassinato, Leone girava Per un pugno di dollari,…

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