giovedì 17 dicembre 2009

RECENSIONI (3): Una notte, mille giorni

R. A. ha pubblicato di recente il suo terzo libro intitolato Una notte, mille giorni.
La vicenda narrata è estremamente elementare.
Sotto le macerie di un palazzo crollato in seguito ad una scossa di terremoto, si ritrovano imprigionate una bimba di sette anni ed una vecchia, sua vicina di casa, considerata da tutti una scorbutica asociale.
Le due, pur non vedendosi, sono a portata di voce. La bimba piange. La vecchia, per rassicurarla, le parla, ma soprattutto tenta di far parlare la bambina: la interroga e mostra interesse per lei, le chiede delle sue giornate e della scuola, vuol sapere dei suoi compagni e dei giochi, ascolta le sue paure e i desideri, i conflitti con la sorella, i ricordi delle ultime vacanze, ... Ascoltando la piccola, ripensa alla sua vita e ritorna bambina. Ricorda e rievoca le sue giornate ed i suoi giochi, i suoi genitori e il loro lavoro, la sua vecchia casa ed i vicini, le sue domeniche e le amiche, la scuola e le paure.
Il libro è tutto qui, in questo dialogo sotterraneo sussurrato in condizioni irreali, in queste confidenze incrociate che si snodano parallele mentre fuori è notte e non si colgono ancora le voci dei soccorritori né si avvertono i rumori dei mezzi di primo intervento.
Non succede nulla, non entrano in scena altri personaggi, non si coglie la misura del tempo che trascorre. C’è solo questo lungo, ininterrotto dialogo che si sviluppa fra una piccola ed una vecchia terrorizzate. La piccola inizialmente è reticente per la paura ma poi – parlando delle cose che rendono splendida la quotidianità dei bambini spensierati – ritrova la serenità e quasi dimentica la situazione di sgomento in cui si trova; la vecchia, ugualmente spaventata, si sente però in dovere di vincere o nascondere la sua paura e ritrova, almeno apparentemente, la serenità necessaria per aiutare la bambina a vincere l’angoscia.
Le due “sepolte vive” si chiamano Lucia. L’autore sceglie fra i tanti nomi possibili quello di Lucia, da “luce”, in una situazione contraddistinta dalle tenebre più orrende. Il curioso stratagemma appare forse un po’ artificioso, ma non guasta: è proprio quando avvengono le presentazioni che la bambina si mostra felicemente sorpresa di conoscere una sua omonima, comincia a dimostrarsi più disponibile a parlare e appare meno spaventata.
Non vi è un lieto fine, ma nemmeno un finale tragico. Dopo la lunghissima chiacchierata, la bimba esausta si addormenta. La vecchia resta sveglia ad ascoltare il suo respiro.


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