Il nuovo romanzo di R.A. – intitolato Venti, trenta, quaranta racconta, in estrema sintesi, di un triangolo.
Il protagonista maschile è un confuso trentenne (Mario) che si innamora pigramente di una dolcissima quarantenne (Marcella) e vive con lei una storia di tenerissimi affetti, appagante e tranquilla, finché non si profila all’orizzonte – irruente e disinibita, sfrontata e fragile – una ventenne (Marzia), che lo trascina in una faticosa ed strampalata avventura.
Mario pencola indeciso fra le due, anche se – almeno dal punto di vista logistico – non incontra problemi a giostrarsi fra la paziente Marcella, che non sa dubitare di lui e lo attende senza smanie, dolce e accogliente, e la irrequieta Marzia, che lo fagocita per delle mezze frenetiche giornate, gli sconvolge le notti, scompare e riappare puerilmente assente o invadente, possessiva o inafferrabile, atroce o leziosa.
Mario sente di non poter fare a meno del pacato affetto di Marcella, ma non sa immaginare la sua vita senza la disinvolta allegria di Marzia. Soffre di questa sua condizione di ambiguità, ma non vuole decidersi: gli pare di non essere in grado di troncare nessuna delle due relazioni, sia per quel che riceve, sia per quel che sente di poter dare. Non vuole mettere in crisi la solidità del suo rapporto con la donna e privarla della sua rassicurante presenza; e nello stesso tempo non vuole respingere la ragazza e mandare in crisi il suo precario equilibrio aggiungendo un ulteriore elemento di instabilità emotiva alla sua arruffata esistenza.
La storia ha un improvviso scarto quando Mario scopre casualmente che Marzia è la figlia di Marcella. Con mille cautele, senza smascherarsi, tenta di sapere di più, di indagare, di capire. Ma le due donne sono elusive, vaghe, reticenti. Mario capisce solo che – per qualche ragione oscura e dolorosa – si sono rabbiosamente separate, ... che il rancore che le ha allontanate – ormai da cinque anni – non consente loro di tentare un riavvicinamento, ... che considerano definitivamente sciolto il loro legame, ... che ognuna delle due ha dissezionato l’altra dalla propria esistenza.
Questa fissione, che potrebbe consentire in un certo modo a Mario di vivere due vite parallele, diventa invece una ossessione insostenibile, un tarlo, un tormento: la disperazione delle sue donne, che prima aleggiava quasi impercepibile, ore affiora da ogni gesto, trasuda dagli occhi e si espande, lo avvolge e lo intride. Mario non può restare, ma nemmeno sa svincolarsi. Capisce che Marcella e Marzia non possono essere parte della sua vita, ma che lui ormai è parte della vita loro. O forse, al contrario, percepisce che lui non sarà mai parte della loro vita e resterà un elemento separato da Marzia e Marcella che ormai sono la sua pelle e la sua anima.
Solo un deus ex machina inatteso e imponderabile potrebbe forse intervenire a sciogliere la situazione.
Il protagonista maschile è un confuso trentenne (Mario) che si innamora pigramente di una dolcissima quarantenne (Marcella) e vive con lei una storia di tenerissimi affetti, appagante e tranquilla, finché non si profila all’orizzonte – irruente e disinibita, sfrontata e fragile – una ventenne (Marzia), che lo trascina in una faticosa ed strampalata avventura.
Mario pencola indeciso fra le due, anche se – almeno dal punto di vista logistico – non incontra problemi a giostrarsi fra la paziente Marcella, che non sa dubitare di lui e lo attende senza smanie, dolce e accogliente, e la irrequieta Marzia, che lo fagocita per delle mezze frenetiche giornate, gli sconvolge le notti, scompare e riappare puerilmente assente o invadente, possessiva o inafferrabile, atroce o leziosa.
Mario sente di non poter fare a meno del pacato affetto di Marcella, ma non sa immaginare la sua vita senza la disinvolta allegria di Marzia. Soffre di questa sua condizione di ambiguità, ma non vuole decidersi: gli pare di non essere in grado di troncare nessuna delle due relazioni, sia per quel che riceve, sia per quel che sente di poter dare. Non vuole mettere in crisi la solidità del suo rapporto con la donna e privarla della sua rassicurante presenza; e nello stesso tempo non vuole respingere la ragazza e mandare in crisi il suo precario equilibrio aggiungendo un ulteriore elemento di instabilità emotiva alla sua arruffata esistenza.
La storia ha un improvviso scarto quando Mario scopre casualmente che Marzia è la figlia di Marcella. Con mille cautele, senza smascherarsi, tenta di sapere di più, di indagare, di capire. Ma le due donne sono elusive, vaghe, reticenti. Mario capisce solo che – per qualche ragione oscura e dolorosa – si sono rabbiosamente separate, ... che il rancore che le ha allontanate – ormai da cinque anni – non consente loro di tentare un riavvicinamento, ... che considerano definitivamente sciolto il loro legame, ... che ognuna delle due ha dissezionato l’altra dalla propria esistenza.
Questa fissione, che potrebbe consentire in un certo modo a Mario di vivere due vite parallele, diventa invece una ossessione insostenibile, un tarlo, un tormento: la disperazione delle sue donne, che prima aleggiava quasi impercepibile, ore affiora da ogni gesto, trasuda dagli occhi e si espande, lo avvolge e lo intride. Mario non può restare, ma nemmeno sa svincolarsi. Capisce che Marcella e Marzia non possono essere parte della sua vita, ma che lui ormai è parte della vita loro. O forse, al contrario, percepisce che lui non sarà mai parte della loro vita e resterà un elemento separato da Marzia e Marcella che ormai sono la sua pelle e la sua anima.
Solo un deus ex machina inatteso e imponderabile potrebbe forse intervenire a sciogliere la situazione.