mercoledì 11 marzo 2009

Voi da che parte state?

Mereghetti pone su Ciak una domanda: “Siete per un cinema immaginifico, suggestivo, evocativo, di atmosfera, o siete per un cinema narrativo, dalla trama solida e decifrabile?”.
Il dilemma è antico. Il termine stesso “cinema”, che significa movimento, contiene una irrisolta ambiguità: non è mai stato ben stabilito se il “movimento” sia quello che si determina davanti alla macchina da presa (per cui si ha un film narrativo) o piuttosto quello della macchina stessa che invade e indaga e modifica la realtà profilmica (per cui si ha un film espressivo).
Tutti i film prodotti fino ad oggi si muovono fra questi due poli: da una parte vi sono film che traslatano in immagini una storia la cui pregnanza narrativa non consente digressioni arbitrarie (opere la cui struttura è determinata, più o meno rigidamente, da soggetto, trattamento e sceneggiatura); dall'altra, all'estremo opposto, vi sono film sperimentali in cui il tessuto narrativo è assente o ridotto all'osso (opere in cui lo specifico filmico prevale sulla base letteraria, che qualche volta è perfino assente). In mezzo, in una gamma infinita di gradazioni, ci sono film che mescolano in diversa misura i due ingredienti, quello della fascinazione irrazionale e quello della trama rigorosa, quello della suggestione caotica e quello della storia consequenziale, quello del racconto organico e quello della magia disarticolata.
Il cinema di consumo (che per ovvie necessità deve essere di “largo” consumo) non può che orientarsi verso la narrazione: deve cioè avere una trama, più o meno intricata, ma organizzata, congruente, accattivante e coinvolgente.
Il cinema d'autore invece può permettersi il lusso di “fare meno storie” e confondere, sconcertare, toccare altre corde, emozionare, scombussolare.
Personalmente prediligo opere in cui il linguaggio filmico non si ponga al servizio della narrazione ma dispieghi creativamente tutte le sue potenzialità espressive.
Il piacere che deriva dallo svolgimento narrativo lo danno anche i libri, i fumetti, il teatro, la televisione... Dal cinema pretendo quello che il suo “specifico” può e deve dare.

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